09 Dicembre 2024
La crisi dell’ordine mondiale ci porterà diritti ad una deterrenza nucleare europea?
Le guerre in Ucraina e Medioriente, l’irrompere sulla scena mondiale di una superpotenza come la Cina, lo spostamento delle centrali economiche e produttive in Asia, l’invecchiamento della popolazione di tutto l’occidente, stanno inevitabilmente accelerando la crisi dell’ordine mondiale così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 40 anni con la leaderchip incontrastata economica e militare degli Stati Uniti con i satelliti europei e asiatici.
Di Fulvio Rapanà
Le guerre in Ucraina e Medioriente, l’irrompere sulla scena mondiale di una superpotenza come la Cina, lo spostamento delle centrali economiche e produttive in Asia, l’invecchiamento della popolazione di tutto l’occidente, stanno inevitabilmente accelerando la crisi dell’ordine mondiale così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 40 anni con la leaderchip incontrastata economica e militare degli Stati Uniti con i satelliti europei e asiatici. Sempre più forze statali e non aumentano l’inerzia della velocità con cui viene apertamente contrastata l’ordine mondiale: Russia , Cina, India, Sudafrica, Brasile, Iran e altri stati, che rappresentano i 2/3 della popolazione e il 50% del Pil mondiale, individualmente e/o organizzati nei BRICS mettono in discussione l’ordine strategico ed economico e valutano la possibilità di soppiantare il dollaro come moneta di scambio e il sistema SWIFT come sistema di pagamento globale. Si tratta di un “inedito strategico” che ha messo in moto una “nuova fase strategica” di cui non conosciamo né l’evoluzione né le possibili soluzioni. Che una nuova fase strategica sia in evoluzione è evidenziato da una serie di fattori geopolitici: gli stati che aderiscono ai BRICS sono passati in pochi anni da 5 a 28; la sconfitta dell’Ucraina nonostante gli ingenti aiuti economici e militari piovuti da tutto il campo alleato e dall’enormità delle sanzioni applicate contro Mosca; la sfida aperta di Hamas, Hezbollah e Houti a Israele e agli Stati Uniti; la perdita di influenza, e in qualche caso la cacciata, dell’occidente sia dal continente africano che dal Sudamerica. Come conseguenza di questa evoluzione in Occidente si parla apertamente di una possibile guerra, di inevitabile riarmo, della concreta necessità di nuova deterrenza nucleare europea. Le opinioni pubbliche sono tutte decisamente contrarie a questi sviluppi, anche perché non si fidano nemmeno dei politici che hanno votato, vengono giornalmente a piccole dosi abituate, assuefatte a normalizzare l’idea della guerra e alla necessità di uno spostamento di risorse dal welfare al riarmo sopratutto riducendo la spesa di sanità e istruzione trasferendole dal pubblico al privato. Negli Usa per non aumentare il deficit dello stato federale e avere più risorse da impiegare nella difesa si è già incominciato con Biden a ritenere necessaria una riduzione dei “diritti”, come previdenza sociale, Medicare ecc. La necessità di un riposizionamento delle risorse, sopratutto per i Repubblicani vicini a Trump, viene dall’evidenza che nel 2026 gli Usa pagheranno per la spesa sanitaria un importo pari agli interessi pagato sul debito federale sommato a quello per la difesa. Scrive Kori Schake sul Post:”Il mondo sta diventando più pericoloso e la politica estera incide direttamente sullo stato dell’economia nazionale e quindi sul tenore di vita degli americani. L’estensione del potere degli Stati Uniti all’estero e sulle istituzioni internazionali scoraggia l’aggressione straniera che potrebbe altrimenti sconvolgere l’economia statunitense”. In Europa approvata l’investitura , per un pugno di voti, della Commissione Von der Leyen 2 si incomincia a leggere e comprendere il poderoso piano di politica industriale scritto da Draghi ” Rapporto sul futuro della competitività europea” nel quale oltre all’elenco impressionante dei deficit e dei ritardi dell’ Europa , come istituzioni comunitarie e come singoli stati, si evidenza che la guerra e gli eventi internazionali hanno aggiunto alle transizioni energetica e digitale anche quella militare riservando un capitolo corposo alla difesa. Scrive Draghi :” il ritorno della guerra nelle immediate vicinanze dell’UE e il fatto che gli Stati Uniti si concentreranno sempre di più sul Pacifico implicano che l’Unione nell’attuale contesto geopolitico debba assumersi maggiori responsabilità per la sua difesa e sicurezza affrontando una serie di questioni di deterrenza anche nucleare”. La guerra in Ucraina e l’intervento a gamba tesa del Trump 1 nei rapporti fra Usa e Europa hanno cambiato il paradigma strategico su cui si fonda l’Europa e l’asse renano che la guida ponendo una serie di domande nuove e inedite sul futuro della sicurezza in Europa: “Con Trump 2, ma direi con chiunque fosse il Presidente, gli Usa sarebbero disposti a scatenare una guerra nucleare per l’Ucraina o per i Paesi Baltici ?” e di conseguenza “le armi nucleari di Francia e Gran Bretagna sono sufficienti a scoraggiare la Russia se gli Usa si tirassero indietro”?, e ancora”nella nuova fase di riarmo che ruolo dovrà avere la Germania solo convenzionale o anche nucleare?”. La dissuasione dell’ombrello nucleare e convenzionale americano già da tempo si sta trasformando in “illusione transatlantica” certificato dalla presidenza Trump 1 come segno di una tendenza in corso da Bush J. in poi. Scrive Draghi: “Perché l’Europa sia veramente libera e sovrana ha necessità di essere più autonoma da fattori esterni di dissuasione allargata <americana> e crearsi una propria deterrenza nucleare”. Anche l’asse renano franco-tedesco che ha costituito con alti e bassi la struttura portante dell’Unione si è indebolito sia per la crisi politica dei due governi ma sopratutto per iniziativa della Germania che ha deciso di reimpostare la propria posizione strategica proclamando investimenti nel settore militare per oltre 100 mld. di euro e facendo emergere un dibattito interno per una deterrenza nucleare propria. Preso atto della nuova posizione tedesca il dibattito sulla “sicurezza europea”, sia convenzionale che nucleare ruota intorno a tre soluzioni: condivisione Europea della force di frappe francese e di quellabritannica come pilastro europeo autonomo dentro la Nato; costruzione di un “deterrente nucleare europeo” allargato e rafforzato da quello franco-britannico; costruzione di un deterrente nucleare tedesco integrato in quello franco-britannico. Non sarà facile realizzare nessuna di queste tre ipotesi in quanto l’arsenale nucleare francese e quello britannico hanno necessità di un ammodernamento tecnologico estremamente costoso sia nei sistemi di arma che dei vettori di lancio, che siano missili o aerei, che inciderebbe sui bilanci di nazioni in crisi con deficit al netto dei nuovi investimenti nella difesa convenzionale molto rilevanti. Per pagare il costo dell’ammodernamento, della riorganizzazione e di una armonizzazione della difesa anche nucleare europea Draghi propone di emettere debito comune così come avvenuto durante la pandemia. Lo zucchero che addolcisce la pillola sta nell’implicazione che con la costituzione di una forza di deterrenza europea consistente e riconosciuta da Mosca si potrebbe portare avanti un negoziato con Mosca e Washington per lo smantellamento, dal suolo europeo e da una parte rilevante di quello russo, delle armi nucleari tattiche e dei missili a media e breve gittata . Questo è il quadro poco rassicurante dello scenario geopolitico europeo che potrebbe diventare ancora più fosco a livello globale con l’entrata in carica del Trump 2 e della nuova versione del trumpismo ben descritta da Robert O’Brien, un ex consigliere del Trump 1, in un articolo su Foreing Affairs ” Gli Stati Uniti stanno adempiendo al loro destino di pacificatori ma è una pace attraverso la forza”. In un’epoca di politica televisiva che alimenta sempre più sovranismi e nazionalismi in Europa succederà poco per una serie di fattori: i progetti sono economicamente e politicamente molto rilevanti con l’aumento delle spese militari a scapito delle risorse per il welfare; la messa in discussione di sovranità nucleari nazionali a favore di una congiunta comune europea. Difficilissimo che si arrivi a qualche decisione concreta. Qualche riflessione personale: intanto ad eccezione della sinistra francese di tutte le destre e.. di Trump, che dice di volere la fine delle guerre, tutti il resto del fronte politico è perfettamente allineato alla guerra e alle politiche imperialiste del “padrone” amerikano a cui interessano una serie di sviluppi strategici ed economici per mantenere la superiorità, la leaderchip mondiale, senza doverla normalizzare e condividere nè con la Cina nè con l’Europa: vendere petrolio e gas liquefatto all’Europa e agli alleati , sostituendo la Russia, ad un prezzo tale da giustificare la propria industria petrolifera e mantenere alti costi energetici e così costringe le aziende produttive e manifatturiere europee e asiatiche alleate a trasferirsi negli Usa o a declinare uscendo dal mercato; con la scusa della guerra sanzionare tutte le economie avversarie evitando che queste continuino a commerciare con le economie alleate; alimentare la propria industria militare. Il principio “America first” di Trump è già stato attuato da Biden con le politiche del “piccolo cortile grandi mura”con il piccolo cortile che coincide con gli Stati Uniti e noi Europa fuori dalle mura. Per il ruolo dell’Italia resto sempre più neutralista fuori dalla NATO. Nostro malgrado siamo i depositari di gran parte dell’unico globale e universale patrimonio culturale e artistico mondiale. Se un giorno un extraterrestre venisse sulla terra e volesse capire da dove è partita l’era moderna della civiltà umana come si è evoluta e perché siamo arrivati a questo punto dovrebbe venire, purtroppo per lui, in Italia per avere una testimonianza diretta e reale degli ultimi 3000 anni di storia. Almeno fino a quando come nello scritto di Flaiano “Un marziano a Roma” non rischi di finire arrestato da qualche procura.
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